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Ubisoft rischia davvero il fallimento? – Editoriale

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Ubisoft è uno dei più grandi colossi dell’industria videoludica, autrice e/o produttrice di molti titoli iconici nei cuori dei videogiocatori. Da Rayman ad Assassin’s Creed, dalla revitalizzazione della serie Far Cry a Splinter Cell, una serie di azioni e produzioni solide e che hanno garantito alla compagnia lo status che ha oggi, con molte sedi in giro per il mondo e anche una italiana in quel di Milano.

Gli ultimi due anni sono però stati forse un po’ troppo atipici, tra release inspiegabilmente ravvicinate (almeno sulla carta) e altre che vengono sistematicamente rimandate da anni. Una situazione talmente turbolenta, anche alla luce dei nuovi licenziamenti e dimissioni, che in molti si chiedono se Ubisoft possa davvero fallire. Vediamo quindi la situazione e come ci siamo arrivati.

Ubisoft e l’abitudine di annunciare troppe cose insieme

Essendo un esterno non voglio giudicare le motivazioni dietro certe scelte ma, in tutta onestà, credo che ciò che ha rovinato maggiormente Ubisoft nel corso degli anni è stato creare una conferenza E3 tutta sua. Si sa, la visibilità che si ottiene quando si ha uno spazio del genere è pazzesca, decine di migliaia di persone guardano lo show in diretta e moltissime altre o in differita o tramite i contenuti salienti. Insomma, se si parla di E3 e tu hai una conferenza si parlerà davvero tanto di te.


Però avere una conferenza intera comporta sacrifici, scelte e alle volte il dover forzare necessariamente la mano. Ecco quindi che progetti come Beyond Good and Evil 2 continuano a non uscire, nonostante sia stato annunciato davvero diversi anni fa ormai, così come Skull & Bones del resto. Altri invece vengono accelerati o annunciati senza nemmeno avere il nome finale, come Immortals Fenyx Rising che venne presentato come “Gods & Monsters”.

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Far Cry 6 in tutto questo è stato uno dei titoli gestiti meglio! – Fonte (Ubisoft)

Ricollegandomi proprio a Immortals, è paradossale come Ubisoft stia arrancando a far uscire nel breve periodo prodotti di grido quando, a fine 2020, ha rilasciato lo stesso Immortals, Watch Dogs Legion e Assassin’s Creed Valhalla, tutti insieme! Sì, sono giochi tecnicamente non molto simili e anzi in comune hanno solo l’esoscheletro (e nemmeno del tutto), però sono comunque 3 giochi tutti insieme. Potevano tranquillamente essere rilasciati nell’arco di 4 o 6 mesi, anche perché moltissimi utenti (me compreso) hanno potuto giocare a tutti e tre con due mesi di Ubisoft+, che sarebbe la versione Ubi del Game Pass per PC. Cosa che potrebbe aver danneggiato non poco le vendite per quella piattaforma, almeno credo.

Da utente, ancora prima che da redattore o designer, ho sempre percepito molta fretta nel modus operandi di Ubisoft, che sembra evidente dipenda proprio dall’avere un proprio spazio personale all’E3 così importante. Basterebbero dei presents di 30 o 40 minuti, dove magari anche si avessero 2 giochi e basta da far vedere li si fa vedere per bene. Ovviamente ad oggi una conferenza del genere verrebbe aspramente criticata, in un periodo dove l’hype culture è ai massimi storici e dove se non annunci almeno 6 bombe all’anno non sei nessuno.

Ubisoft però è realmente in grado di fare una cosa simile? Finché si tratta di Square Enix, che opera principalmente in un genere molto flessibile come i GDR, la varietà difficilmente mancherà (anche alla luce di produzioni alternative, una su tutte Life is Strange). Ubi però non ha quasi mai mostrato questa flessibilità, a parte per Rainbow Six e pochissime altre eccezioni i giochi Ubisoft si assomigliano parecchio.

Assassin's Creed Valhalla update nave vichinga
Assassin’s Creed Valhalla in tutto il suo splendore – Fonte (Ubisoft)

Come detto nell’editoriale su Halo Infinite, che puoi trovare in calce all’articolo, Ubisoft ha creato una formula per gli open world davvero funzionale, solida e affidabile ma ne sta diventando dipendente. Capisco che il motivo potrebbe essere andare sul sicuro, se qualcosa funziona non è sicuro cambiarla o cambiare in generale, e in tal senso la formula Ubisoft non invecchierà mai. Non voglio nemmeno dire che non abbiano mai e poi mai fatto altro, come detto c’è Rainbow Six ma ci sarebbe anche For Honor.


Vorrei fosse chiara una cosa, Ubisoft non fallirà mai. Fintanto che opererà in un settore così florido, a costo di chiudere il 90% degli studios e ripartire dai restanti, un’azienda con una simile esperienza e attitudine non avrà mai il fallimento nell’elenco dei rischi. Potrebbero però perdere appeal e, perlomeno da quello che è trapelato quindi prendi tutto con le pinze, potrebbero esserci anche malcontenti creativi dietro gli ultimi licenziamenti. In sostanza, veniva praticamente impedito di osare e di mischiare un minimo le carte in tavola, però mischiarle serve dannatamente a Ubisoft per uscire dal pantano.

Come fare quindi?

Ci sarebbe una soluzione per andare incontro sia ai problemi di schedule per gli eventi sia quelli creativi, ossia investire anche in produzioni che che “abbassano il tiro”. Non sto dicendo che debbano essere necessariamente Indie, andrebbero bene però anche progetti meno esosi in generale. Non che comunque investire negli indie sia di per sé un male, Microsoft ci punta con convinzione da anni dando vita anche a perle come Inside e Cuphead.

Ubisoft avrebbe bisogno esattamente di quello, ma non serve che vengano inglobati nella famiglia Ubi team di sviluppo esterni. Parliamo di un’azienda con migliaia di team, un indie coi fiocchi lo possono fare anche 10 o al massimo 20 persone se ben organizzate. Questa sezione apposita poi rimpinguerebbe anche i titoli del catalogo Ubisoft+.

Se non dovessi essere chissà quanto addentro a dinamiche di questo tipo, vedila un po’ come se fosse una sorta di “Primavera” videoludica, per usare un termine calcistico. Magari su 10 idee, e quindi 10 progetti minori (con 100 o massimo 200 persone occupate per realizzarli), una o due potrebbero partorire il Child of Light di turno, oppure anche di meglio! Li si lista a 15, 20 o 30 euro sugli store in base al valore della produzione e il gioco è fatto. Sarebbe anche un ottimo modo per mettere alla prova i nuovi arrivati, o per cominciare a testare le abilità da lead di alcuni dipendenti papabili per una promozione.

child of light gameplay
Solo a me manca Child of Light? – Fonte (Ubisoft)

Poi io sono mr. nessuno e quindi lungi da me dare consigli di produzione a Ubisoft, sarebbe un filino pretenzioso (eufemismo), quindi vedilo come un ragionamento da editoriale dove si analizza un problema e, successivamente, una possibile soluzione. Al di là se poi, alla luce di maggiore esperienza o competenza in merito, possa risultare più o meno funzionale. Da stimatore dei loro videogiochi però ammetto che mi sta dispiacendo più del dovuto vederli in difficoltà, quindi mi auguro che questa fase meno brillante finisca il prima possibile.


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Chi l'ha scritto?

Alessio Fuscà

Videogiocatore incallito da 17 anni, gioco al VGC di Pokémon dal 2017 e sono alla mia seconda qualificazione ai Mondiali di seguito. I videogiochi sono la mia passione e nella vita faccio il Game Designer come lavoro principale.