Oggi ti vorrei raccontare la mia avventura su Pokémon Diamante Lucente. Ti potresti chiedere perché vorresti leggere qualcosa del genere. Beh, la motivazione è molto semplice: sono qui per analizzare a mente quasi fredda tutto ciò che ho visto in più di 30 ore di gioco. E forse, ti ricorderai anche perché giocare un titolo di questo franchise può essere bello, a prescindere da tutto. Bene, senza perdere ulteriore tempo, tuffiamoci nell’avventura!
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Un passo indietro prima di Pokémon Diamante Lucente
Dal titolo puoi evincere che non ho giocato nulla prima di Pokémon Diamante Lucente. Beh, non è proprio così. Sono classe 1997, sono cresciuta a pane e anime fin da quando sono piccola e, ovviamente, Pokémon era uno degli anime che passavano di più in televisione. Per questo motivo tantissime persone intorno a me possedevano un Game Boy con la cartuccia di Pokémon Rosso Fuoco. Io, invece, ho sempre avuto PlayStation 1.
Quando sono cresciuta e ho avuto l’opportunità di avere un Nintendo DS, non l’ho mai sfruttato davvero tanto. In altre parole, sono davvero una Nabba per quanto riguarda il mondo Nintendo. Sto recuperando un po’ ora grazie a Nintendo Switch. Ed è proprio qui che arriva Pokémon Diamante Lucente: quando ho saputo dei remake ero davvero contena perché ho sempre desiderato giocare un titolo del franchise con i miei tempi, senza avere sguardi fugaci grazie ad amici e parenti. Un desiderio decisamente infantile. Lo stesso istinto che mi ha guidata per tutta l’avventura.
È dentro di noi un fanciullino
Ho preso Pokémon Diamante Lucente appena ne ho avuto l’occasione. Da quel momento in poi mi sono detta «bene, è il momento di tornare piccola». Ed è esattamente quello che è successo. Certo, manca la pixel art e per certi versi forse era meglio adottare uno stile grafico a la Spada e Scudo, ma avere i “testoni” con la telecamera top-down mi ha ricordata esattamente quello che volevo giocare, da sempre.
Sei un Nabbo? Allora devi fare due cose: la prima è non preoccuparti. E la seconda? Leggere le nostre Guide per Nabbi!
Proprio perché la “fanciullina” che è in me ha deciso di uscire fuori e giocare, ogni singola decisione presa per la mia squadra non si basava su ricerche fatte per essere performanti, ma semplicemente «perché questo mi piace e questo no». Infatti, a livello di team building mi sono ritrovata nei guai fino al collo durante la Lega Pokémon. Ma è stato ancora più soddisfacente superare la difficoltà sfruttando l’esperienza fatta in 24 anni di gaming. Perché sì, è normale che durante i combattimenti agivo con cognizione di causa, come farebbe qualsiasi giocatore, a prescindere dall’età.
Condividi esperienza
L’esperienza Pokémon Diamante Lucente è stata anche una delle esperienze che mi ha spinta di più a condividere ciò che stavo facendo, soprattutto con chi è più navigato di me nel franchise. Per esempio con Alessio, che scrive qui gli articoli sul VGC e tantissimi altri speciali sul mondo Pokémon.
Ma non solo, ho potuto condividere letteralmente i miei Pokémon con quelli degli altri. Il che mi è stato utile per portare a termine – sempre per la prima volta – il Pokédex Regionale. E mentre parliamo sto già cercando di ultimare tutte le altre avventure che propone il titolo. Sì, perché il gioco non finisce una volta sconfitta la Lega Pokémon. Ovviamente ci sono i Leggendari da catturare, insieme al Pokédex Nazionale (e puoi solo immaginare la mia faccia quando ho visto Oak!). Anche solo condividere di aver portato a termine la Lega Pokémon è stata un’esperienza unica.
La condivisione che ti porta a fare Pokémon Diamante Lucente è davvero unica nel suo genere. Sì, perché non si ferma alla freddezza dello schermo, alla ricerca asettica su Google “come fare questa cosa”. Ma, almeno a per quanto mi riguarda, ha fatto sì che io cercassi il contatto con altre persone, il confronto con chi ne sa più di me e poi mi ha fatto venir voglia di condividere i miei successi. In redazione si ricorderanno sicuramente del mio audio post-Lega.
I misteri di Sinnoh
Uno degli aspetti che mi hanno sorpresa di Pokémon Diamante Lucente è la trama. Da quel pochissimo che ricordavo, ho sempre pensato che i titoli Pokémon fossero solo una serie di lotte che ti portavano a diventare il miglior allenatore di quella regione. Invece, questo titolo mi ha decisamente fatto cambiare idea!
Il level design che ti costringe a tornare in aree già viste, il Monte Corona, la fantastica biblioteca di Canalipoli e la colonna sonora stessa nascondono tutta una serie di dettagli i quali ti fanno andare oltre il semplice “Pikachu, scelgo te”.
La storia di Sinnoh, l’iconografia, le statue di Dialga e Palkia, gli intenti di Cyrus… Tutto ti spinge a desiderare di saperne di più. E pensare che questi elementi sono stati ripresi davvero poco nelle iterazioni successive, soprattutto se consideriamo che Arceus non è presente nel titolo ma viene solo vagamente nominato (anche se rimane un eufemismo), mi fa capire perché tantissimi appassionati hanno atteso con tanta ansia Pokémon Leggende: Arceus. E sinceramente, nemmeno io vedo l’ora di buttarmi nella regione di Hisui e svelare tutti i misteri. Spero solo che ci siano risposte alle mie domande!
Un gioco per bambini
Tirando le somme posso dire che Pokémon Diamante Lucente mi ha resa una fan di Pokémon… a 24 anni. E se devo dire la verità, non mi sento così fuori dal target. Questo titolo spinge tantissimo sue due aspetti che sono “da bambini” ma che nessun adulto dovrebbe mai dimenticare: la curiosità e il divertimento. Curiosità nel voler scoprire un mondo diverso dal nostro e il divertimento dato dal gameplay nudo e crudo.
D’ora in poi avrò una concezione diversa dell’universo Pokémon e sicuramente farò tutto ciò che posso per recuperarmi le varie generazioni. Ma prima non vedo l’ora di vedere che direzione prenderà Game Freak con il nuovo Pokémon Leggende: Arceus. Ci vediamo a Hisui!
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