Avatar Frontiers of Pandora è uno dei prossimi titoli di punta prodotti da Ubisoft, in uscita il 7 Dicembre 2023 per tutte le piattaforme next-gen (PC incluso e Switch esclusa). Si tratta di un videogioco molto ambizioso ed è stato anche sviscerato piuttosto a fondo durante l’Ubisoft Forward di ieri sera, eppure nell’aria aleggia uno scetticismo francamente inspiegabile. Parliamone!
Indice dei Contenuti
- 1 Avatar Frontiers of Pandora è “solo” un Far Cry nel mondo di Avatar?
- 2 Iscriviti alla nostra Newsletter!
- 3 Ci sarà un remake di Resident Evil Code Veronica?
- 4 Codici per Pokémon Scarlatto e Violetto di dicembre 2023
- 5 Xbox Game Pass su Nintendo Switch? Il desiderio c’è [Aggiornata]
- 6 Call of Duty DMZ chiude i battenti: addio agli update
Avatar Frontiers of Pandora è “solo” un Far Cry nel mondo di Avatar?
Il discorso che sto per fare riguarda Avatar Frontiers of Pandora ma, allo stesso tempo, indirettamente fa riferimento anche a tante altre produzioni di questo tipo. I cosiddetti tie-in, o videogiochi su licenza che dir si voglia, ai quali comunque Ubisoft non è totalmente estranea. Personalmente ricordo con molto affetto quello che è stato il mio primissimo gioco per PS2, ossia “Chi è PK?” che fu prodotto proprio da Ubisoft e pubblicato anche su Gamecube. Come molti miei coetanei ero fissato con Paperinik ai tempi quindi fu un inevitabile amore a prima vista.
Si potrebbero anche fare molti altri esempi di giochi marchiati Ubisoft prodotti partendo da licenze creative altrui, il più banale degli esempi? Tutti i giochi basati sulle opere di Tom Clancy, come Rainbow Six e Splinter Cell. Eppure è stata pronunciata spesso la frase “non è più la stessa Ubisoft di prima” online in moltissimi commenti sui social e non. Eppure dati alla mano, anche solo alla luce di ciò che abbiamo appena citato, non sembrerebbe esserci nulla di diverso dalla Ubisoft che tutti abbiamo imparato a conoscere.
Avatar Frontiers of Pandora è poi anche molto derivativo, c’è chi giustamente fa notare la forte somiglianza con Far Cry. Al che io mi pongo una domanda e la giro anche a te e chiunque leggerà questo editoriale: e quindi? Sono loro che hanno inventato gli open world così come vengono concepiti oggi dal 90% delle produzioni, avranno il diritto di usare la loro formula? E detto questo va aggiunto un altro punto, ossia che non è ESATTAMENTE come Far Cry.
Arriviamo dunque al succo della questione: quando si può parlare di un tie-in fatto bene? Secondo me, parere personalissimo da analista ma ancor prima da giocatore, si può definire ben riuscito un tie-in che sfrutta per scopi di gameplay la licenza in questione. Uno dei miei tie-in preferiti è Madagascar per Nintendo DS, perché era un platform che basava tutta la sua costruzione sulle caratteristiche di ogni personaggio. La giraffa poteva attaccare a distanza col collo, la zebra era molto agile e rapida e così via. In Avatar Frontiers of Pandora potremo fare delle azioni che solo dei Na’vi potrebbero compiere, come i super salti o lo sfruttare una forza fisica disumana.
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Ciò potrebbe aver fatto sbizzarrire i designer per quanto riguarda la creazione dello skill tree, implementando abilità semplicemente non plausibili per un essere umano protagonista di un Far Cry qualsiasi. Inoltre si tratta di un progetto che narra una storia diversa da quella dei film ma, a detta di Ubisoft e persino di James Cameron (che ha collaborato assieme al suo staff con il team di sviluppo) è comunque considerabile canonica e coesistente con le vicende già note dei film usciti. Il tutto ambientato in una parte di Pandora ancora inesplorata e inedita.
Sono il primo a non strapparmi i capelli con i film di Avatar, sono opere tecnicamente mozzafiato ma narrativamente piuttosto banali, puntano tutto sull’effetto wow della realizzazione e dell’art direction. Però quegli stessi punti di forza, presi di pacco e piazzati in un open world Ubisoft che è maestra nel fare narrativa nei mondi open? Ditemi quanto devo pagare che prendo la carta.
Il potenziale è altissimo MA, perché c’è ovviamente un ma, esattamente come è sbagliato snobbare il titolo lo sarebbe altrettanto esaltarlo troppo. Un potenziale che giustifica sicuramente l’hype che potrebbe generare, però al giorno d’oggi fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio.
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